I cento passi


L’immensità del tempo:

Il ruolo della letteratura

Il ruolo della letteratura nel film I cento passi (2000) sembra, a volte, un mezzo per inspirare e anche uno strumento per analizzare e rivelare la mafia Siciliana. Questo film conserva la natura sfaccettata e l’ambiguità della letteratura in cui gli estratti hanno non solo un significato, ma forniscono lenti multiple. Attraverso queste lenti, i temi della letteratura e i film completano e contrastano l’un l’altro. Questa complessità nel ruolo della letteratura è pure presente nella situazione storica di questa letteratura. Il regista, Marco Tullio Giordana, prende estratti dalla poesia antica e moderna.  Lui usa l’opera di Dante Alighieri, il padre della lingua italiana, e Pier Paolo Pasolini, un’artista del XX secolo. In questo modo, Giordana non mantiene un tempo specifico per queste allusioni, bensì lui guadagna dalla interazione dei tempi letterari. A causa della complessità della letteratura, io esploro solo un estratto della poesia nel film. Quest’opera è una poesia di Giacomo Leopardi intitolata “L’infinito” (1820). Per prima cosa, mi rivolgerò l’introduzione della poesia e poi il contenuto.

“L’infinito” è il primo esempio di letteratura nel film di Giordana, pronunciate dal protagonista, Peppino. Non è senza un’introduzione che illustra, come questo poema di Leopardi, un desiderio per il passato, una nostalgia che la nuova generazione non può capire. Mentre l’introduzione è in inglese, una cortesia per un membro italoamericano della famiglia, Peppino recita che “L’infinito” non è per quest’uomo in particolare, ma è un veicolo attraverso il quale l’uomo dovrebbe ricordare la loro lingua e la loro terra. Queste parole suggeriscono molte cose. Suggeriscono che gli adulti che hanno preparato l’introduzione credono in un linguaggio italiano, o siciliano, unificato e un terreno unito. Insieme, entrambi la mancanza delle parole specifiche che modificano “linguaggio” e “terreno,” e l’uso di “nostra,” insinuano una mentalità antica e assoluta. Questa prospettiva così assoluta, l’idea che una regione d’Italia può essere riassunto da una poesia in quindici versi, predice tensione con il cambiamento inevitabile. Questa tensione è già evidente nella rappresentazione daI Peppino. La poesia non sgorga dall’anima del ragazzo come le parole di Pier Paolo Pasolini o i suoi fratelli comunisti, ma dalle parole memorizzate che gli adulti formano con le labbra. Peppino recita questo poema senza animazione, con una voce monotona. Lui non può intendersi né un tempo che non ha sperimentato né questa’ introduzione che dedica la poesia di Leopardi al passato idealizzato. In questa scena, la coesistenza infelice delle generazioni diverse che il film accenta si presenta.

Attraverso la lente della poesia, dentro il contenuto, che informa queste mentalità diverse? Suggerisce il tempo come l’unica fonte di questa tensione generazionale? “L’infinito,” con parole ricche, implica che la natura, la geografia della terra, è anche una spiegazione per gli adulti di idee ristrette. Questo terreno, con “quest’ermo colle” e “questa siepe che da tanta parte/Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude,” impedisce la vista dell’orizzonte, di ciò che è fuori da sia la immediatezza fisica sia temporale. Nelle prime tre rigge, forse come la mafia siciliana da Cinisi chi sono incapace di vedere, la persona che parla non può considerare nient’alto che le sue colle care. Leopardi poi dice che, per superare un ambiente immediato, per provare a vedere oltre terre, una persona deve immaginare. Immaginare è mirare nei “sovraumani silenzi.” Pero, Leopardi non trova né oltre terre né l’orizzonte. Al contrario, trova “l’eterno/E le morte stagioni,” che lui compara a “la presente/E viva.” C’è una futilità nel suo tentavo di immaginare. Leopardi scopre solo l’immensità del tempo. In questa immensità, si annega.

I cento passi segue la vita di Peppino Impasto, un uomo che osa immaginare, sebbene lui viva solo cento passi dalla mafia. Il poema che lui recita all’inizio del film, in un tempo storico con nuove automobili, un aeroporto, e il cambiamento, dà enfasi alla complessità della letteratura che dice e anche a questo momento nella regione di Sicilia. Il poema predice la fine di Peppino, la sua morte, e introduce una domanda di grande importanza. Che è la dolcezza del naufragar in un mare dei pensieri? Per Peppino, non è nulla senza la sua voce e la sua comprensione dell’ignoranza molte persone giustificano nel nome del tempo.

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